Ci sono luoghi che ti chiamano e prima o poi tocca accettare l’invito. Era una vita che volevo andare alla Sacra di San Michele, un po’ perché castelli e abbazie medievali mi attraggono magneticamente, un po’ perché io in Piemonte mi son sempre sentita stranamente a casa, e un po’ perché la spada di Michele è una specie di sacro ritornello nella mia vita. A questo aggiungiamo che Ilaria, mia collega e Guida Ambientale Escursionistica che ho scelto per Cammin Sentendo, ha origini sabaude.
Nasceva così l’idea di portare le nostre escursioni e le esperienze immersive che le caratterizzano proprio in Val Susa, e vivere lo scorso weekend quel desiderio che si faceva realtà, è stato già potente di per sé. Quando vedi la bellezza già ti senti grato. Ma quando la bellezza la condividi, è ancora più grande il senso di gioia.
Sabato eravamo tutti pronti addirittura prima dell’orario di partenza, avendo già spostato le auto nel punto utile, acquistato i panini dal signor Giovanni, messo nello zaino la frutta offerta da Estella e avendo già al polso i nuovi bracciali protettivi delle Streghe di Esoterica.
Come al solito ci siamo riuniti in cerchio accanto alla Chiesa di San Pancrazio e dopo qualche respiro di presenza ci siamo presentati gli uni agli altri. Questa per noi è sempre la partenza migliore.
Da lì abbiamo iniziato a scalare il pendio, sudando, sospirando, conquistando con pazienza e fatica la borgata Folatone che stava lassù a qualche centinaio di metri sopra le nostre teste. Non facile, ma sostenendoci a vicenda e godendo insieme dell’acqua della fontana, abbiamo conquistato il nostro pranzo. Da lì, seguendo sentieri storici, attraversando boschi e torrenti, abbiamo avuto il tempo di sentire dentro la sfida, la gioia e la difficoltà che stanno dentro ad ogni scelta che siamo chiamati a compiere tra paura e coraggio, o come vuole l’Arcangelo, tra Bene e Male.
Poco prima di lasciare il bosco sotto la Sacra di San Michele ci siamo di nuovo riuniti per meditare e per prepararci a raggiungere il luogo sacro, dove finalmente abbiamo brindato ai nostri passi e al nostro essere lì insieme.
E’ seguita una visita emozionante mentre il giorno lasciava spazio alla notte e le possenti pareti della Sacra sembravano ancora più eterne. Ognuno si è preso il suo tempo per ascoltare le spiegazioni della guida o per dialogare intimamente con l’Arcangelo che ha scelto la cima del Monte Pirchiriano per una delle sue dimore. Abbiamo poi goduto del concerto di violino e arpa celtica tra le mura e le stelle, per poi ritornare a valle lungo la via crucis dalle 14 stazioni che sembravano molte di più.
E’ stata una giornata magica, piena zeppa di incontri, di silenzi, di contemplazione, di sacralità, ma anche di risate, ironia e leggerezza, una giornata in cui imparare a riconoscere il sapore della gioia.
Ancora un po’ stanchi dall’avventura del giorno prima, domenica ci siamo avventurati in un altro punto della Val Susa, tra la Certosa di San Benedetto e il Rifugio GEAT, nelle vicinanze del vivace torrente Gravio.Altra fatica, altra salita, altra bellezza. E visto che la bellezza non è mai gratis, il gustoso pranzo al rifugio ci è costato concentrazione, attenzione, presenza mentale ad ogni passo, soprattutto per noi che abbiamo perso in buona parte la nostra capacità visiva. Ma proprio a questo serve il gruppo e a questo servono i compagni di viaggio: indicare ostacoli, agevolare il passo, condividere la fatica… E concoradare sul fatto che il bosco è fucsia!
Infine abbiamo scelto – su saggio consiglio di Ilaria – di celebrare il nostro camminare e inerpicarci insieme con un bel gelato artigianale e con l’acquisto dei formaggi d’alpeggio alla Certosa.
Come al solito non è stato facile salutarci, ma come per ogni cammino, anche stavolta gli abbracci ci hanno ricordato che in un bosco o nell’altro, ci rivedremo presto!
Io e Ilaria siamo più che determinate a tornare presto qui con tanti altri camminatori per condividere tutta la bellezza e tutta la magia di luoghi tanto casa quanto mistero!