Le relazioni sono al centro della mia vita, quella personale e quella professionale. Io sono le mie relazioni. E nelle relazioni ci sono le parole, i silenzi, i gesti e anche gli sguardi. Nelle mie relazioni c’è anche il mio sguardo, così storto, così bizzarro, così “queer” potrei dire.
Le cellule centrali dei miei occhi sono compromesse e così mi trovo a usare quelle laterali, che fanno quel che possono. Risultato? Spesso non c’entro il bersaglio e capita di guardare il vuoto o anche qualcuno che sta accanto alla persona con cui voglio interagire. Se me ne accorgo allora provo a direzionare l’occhio, ma istantaneamente il bersaglio scompare dietro a quella sorta di vortice di lucine che campeggia al centro del mio campo visivo.
Per molti anni e a volte ancora adesso questo che per alcuni potrebbe sembrare una sorta di “strabismo di Venere” mi ha creato imbarazzo e vergogna. Tuttora in contesti di gruppo molto ampi tendo ad abbassare lo sguardo o a tentennare nell’indirizzarlo.
Non è semplice stare in relazione con uno sguardo selvatico e ribelle che – come tanto altro di me – non sta nei ranghi, fugge, sgattaiola e piomba dove non so.
Fortunatamente in tanti anni di lavoro su me stessa ho trovato la bellezza anche in questo mezzo di interazione tanto “queer” che è il mio modo di guardare e anche per questo ringrazio quotidianamente la Maestra che per prima mi ha detto “Quando mi guardi io mi sento vista” e tutte le persone che intorno a me hanno saputo accogliere anche questo mio tratto e restituirmene il valore.
Ma veniamo alla magia che anche io conosco e di cui anche io fortunatamente riesco a godere.
Quando le persone mi sono molto vicine e c’è la luce giusta posso finalmente perdermi nei loro occhi. Adoro stare occhi negli occhi, magari per minuti interi e in silenzio. Lo sguardo è come una finestra spalancata sui panorami interiori dell’anima, è come un navigatore satellitare per entrare in connessione con l’altro, col suo sentire di quel momento e talvolta anche con la sua volontà di nascondersi.
È pazzesco scoprire ogni volta quanta energia ci sia dentro un paio di occhi. È una verità data troppo spesso per scontata quella dello specchio dell’anima. Con uno sguardo possiamo attrarre, sedurre, accogliere, riconoscere, comprendere, indagare, distanziare, mettere in guardia, respingere e addirittura combattere. Con lo sguardo si può vedere, scoprire, conoscere. Si può amare, semplicemente.
So bene che guardarsi negli occhi è un atto coraggioso, quasi impavido, e io che per ritrovare lo sguardo dell’altro devo penare un po’ più del normale, cerco di onorare quella ricchezza che ogni volta mi si schiude innanzi.

Così come qualche amico non vedente mi racconta che chiede di poter toccare il viso altrui per conoscerlo, similmente io ho imparato a chiedere di potermi avvicinare all’altro per vederne gli occhi. Non è una pratica quotidiana né scontata, ma qualcosa che faccio solo se la situazione lo consente e quando avverto che l’altro potrebbe gradire. Ho bisogno io stessa di chiedere il permesso per avvicinarmi senza timore di disturbare e consapevole come sono della bizzarria del mio sguardo, preferisco procedere cautamente.
Con questa consapevolezza cerco gli sguardi giorno per giorno nella vita “reale”, ricordando sempre che se è vero che il mio modo di guardare fa parte di me, sono io ad avere la responsabilità di tradurre il mio modo di interagire in parole nelle situazioni in cui ciò diventa necessario ai fini della relazione, personale o professionale che sia.
Ora sarei curiosa di chiedere io a voi: cosa vedete? O forse… Come guardate?
Lucia Arm
Da non vedente dalla nascita, credo che la cosa che vorrei più vedere al mondo siano proprio gli sguardi, specie di chi mi ama. Per quanto concerne il mio modo di guardare, invece, le parti del corpo delle persone che più mi piace esplorare per ciò che mi trasmettono sono le mani. Il viso mi dicepoco, se non nulla.
Nadia Luppi
Cara Lucia, grazie di vero cuore per la tua testimonianza. Dalle mani, appendici del nostro cuore, passa così tanta energia e forse… Magia. Comprendo molto bene il tuo desiderio di sguardi, ma trovo di grande valore questo tuo ricercare quella sorta di magia nel contatto delle mani, qualcosa che troppo spesso dimentichiamo di notare e valorizzare.