Tutti conosciamo la potenza della rabbia e in molti abbiamo un’idea de danni che porta con sé quando è fuori controllo. E forse anche per questo, la rabbia è molto più condannata che compresa. Ci hanno insegnato fin da piccoli che “arrabbiarsi non serve a niente” e che è sbagliato e immorale… Soprattutto se sei una donna.
Bugie!
Arrabbiarsi non solo è normale ma è fondamentale. La rabbia è un’emozione come le altre ed è necessaria per adattarci e anche per contrastare le situazioni dannose e pericolose. Certo una rabbia cronica è pericolosa perché sottopone il corpo e la mente ad uno stress continuo, ma viceversa reprimere o soffocare la rabbia può portare a forme depressive altrettanto pericolose.
Onde evitare di subire la nostra rabbia, o perché la neghiamo o perché ne siamo pilotati, conviene anche qui respirare, fermarsi e aprire uno spazio d’ascolto interiore. Proviamo ad andarci dentro a quella rabbia e facciamoci qualche domanda:
- Chi mi fa arrabbiare e cosa mi fa arrabbiare?
- Dove va a colpire questa rabbia dentro di me?
- Cosa posso fare per cambiare la situazione?
- E se non posso fare niente per cambiare gli eventi, come posso agire in modo costruttivo in prima persona?
Se– come raccomanda Don Miguel Ruiz nel Secondo Accordo – facciamo tanto di non prendere nulla in modo personale, ci renderemo conto che niente e nessuno ci sta perseguitando e che siamo noi a doverci riprendere la responsabilità di quel che sentiamo, rabbia compresa.
Non è un passaggio semplice per nessuno, poiché delegare la responsabilità di rabbie e frustrazioni all’esterno è sempre meno faticoso che ritornare a sé. Il problema è che nel momento in cui deleghiamo all’esterno la colpa, cediamo anche il potere che è nostro. Il potere di scegliere come reagire, il potere di scegliere come sentirsi e dove stare di fronte agli eventi. Di fatto non smettiamo mai di essere liberi e di avere delle alternative, anche quando la rabbia ci offusca la vista, inibisce i lobi frontali del cervello e instaura la dittatura dell’amigdala.
Per questo serve prendersi un momento, fare qualche respiro e andare al di là di quel che suggerisce l’ira. Occorre prendersi il tempo per pensare alle conseguenze delle nostre azioni e per fare questo, è necessario abbassare il livello di tensione. D’altra parte non ha senso nemmeno soffocare la rabbia perché in tal modo non si fa altro che rimandare il problema, ritorcere la spinta aggressiva contro sé stessi e accumulare inconsapevolmente tensione. La rabbia va vista, riconosciuta, ascoltata e poi – presa la giusta distanza – va canalizzata verso un obbiettivo praticabile e definito. Ad esempio in un periodo in cui per varie ragioni abbiamo spesso a che fare con impicci e frustrazioni, la tensione che si genera si può diminuire con l’attività fisica, con hobbies creativi e con lavori manuali, per poi dedicarsi con più leggerezza e lucidità all’analisi dei messaggi contenuti nelle pulsioni rabbiose.
In questo modo da vittime delle nostre emozioni diventiamo responsabili di quel che sentiamo e invece che sbraitare e imprecare contro le nuvole, potremo lucidamente trovare una soluzione per ripararci dal temporale.
Grazie Ilaria Gallino per la foto in copertina
Ilaria Gallino
Sicuro potermi muovere in bici o a piedi nei boschi, staccare la connessione, guardarmi dentro e intorno mi aiuta tanto nei momenti rabbiosi. Spesso vissuti in solitaria, qualche volta superati in modo costruttivo, altre volte repressi perché non sempre riesco a combattere contro i
mulini a vento. Ma non è un mollare, piuttosto un:” aspetta, lo sai, arriverà il momento per agire e lo saprai!”. Però le poche volte che mi arrabbio seriamente faccio paura…. così dicono! 🤣
Nadia Luppi
Non fatico a credere a chi dice che se ti arrabbi fai paura…
Stare in movimento è un ottimo modo per allentare la tensione, immergersi nel verde è la strada maestra per armonizzare…
Sei stata fortunata e soprattutto tanto in gamba da costruirti una quotidianità che supporta tutte le tue più grandi risorse interiori!
Lucia Arm
Ho sempre avuto difficoltà a relazionarmi con la rabbia. È un’emozione che non mi è familiare. Provo tristezza, delusione, ma rabbia no. E ogni tanto vorrei riuscire ad arrabbiarmi perché credo possa essere liberatorio in alcune circostanze.