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In piazza nella mia città c’è un carroarmato di cartone da cui sbuca un Babbo Natale intento a portare con sè pacchi regalo con le Bandiere dei Paesi in guerra.

Quando ne ho letto e sentito parlare, mi è venuto il voltastomaco. Ieri sera, facendo due passi con un amico, siamo sbucati in Piazza XX Settembre, dove quella che gli arditi definiscono “opera d’arte” è stata collocata. Mentre ci avvicinavamo lui che ci vede bene si è mostrato quasi sollevato, definendolo non così terribile. Io continuavo a vedere solo un’ombra scura che interrompeva i giochi di luce delle luminarie. Ci ho dovuto mettere il naso praticamente contro e ho dovuto seguire le sue indicazioni per cogliere particolari e dettagli che in effetti ne sdrammatizzavano l’insieme. Annusandolo, toccandolo, sbirciandolo con gli occhi altrui, devo ammettere che lo spavento mi è passato.

Lo spavento mi è passato, lo sdegno no. Provo a riordinare i pensieri nella speranza che il nodo alla gola si sciolga almeno un po’.

L’arte è anche stupore, provocazione, eccesso, contrasto e ossimoro, e un’opera d’arte che fa discutere sull’urgenza di prendersi cura della pace, è un’opera d’arte rilevante. Secondo l’autore Lorenzo Lunati questo doveva essere il messaggio.

Posso comprenderlo.

Lo testimoniano il cuore sulla bocca del cannone, il Babbo Natale e anche la sfilza di bandiere dei paesi in guerra nei regali caricati sul Carro A-mato.

Io non discuto che un artista possa voler comunicare in questo modo. A mio parere però una piazza deve essere uno spazio inclusivo, dove tutti possono sentirsi a casa, possibilmente in serenità e in un clima di accoglienza (non solo a Natale). Ora, come pensiamo di essere una città accogliente se in una delle piazze centrali mettiamo un simbolo di guerra che inevitabilmente getterà sale sulle ferite di chi ha vissuto o vive ogni giorno il terrore e il dolore della guerra? Chi ha gridato il proprio sdegno davanti all’installazione per questo motivo, ha dato voce anche a me e fortunatamente a tanti altri.

Dunque non discuto la scelta del Lunati. Mi faccio delle domande sul significato che vogliamo dare allo spazio pubblico.

E mi chiedo: sappiamo davvero fare spazio dentro e intorno a noi, a chi ci sta accanto e sta vivendo un incubo che noi non conosciamo? Sappiamo metterci in ascolto e avere rispetto, creare silenzio e spazio per il suo sentire?

C’è poi un’altra questione, forse più teorica, ma per me assai rilevante:

La presenza di un Babbo Natale su un veicolo dedicato alla guerra, non è a mio parere un salvacondotto per parlare di pace. Al contrario ai miei occhi appare come un modo di giustificare l’ingiustificabile. Davvero esiste un Babbo Natale e davvero esistono regali che possano giustificare la presenza di un carro armato (pur “fumettoso”) in una piazza?

E fuor di metafora, esiste davvero una ragione di pace che giustifica un’azione di guerra? Questa installazione sembra suggerire che esiste una “guerra giusta”, che esistono motivi validi e che in fondo… Si, si può fare.

E infine – mi perdonerete per la supposizione che è sempre una pessima abitudine – la presenza di una frase di Roosvelt che inneggia alla pace, non sarà mica sintomatica di una posizione vicina a quella di quei poteri che motivano il loro contributo alla guerra con alti ideali e valori apparentemente incontrovertibili?

Sono grata per questo dibattere, riflettere e confrontarsi. Ma attenzione che a forza di riflettere e usare la testa, ci si dimentica del cuore… E non parlo di quello sul Carro A-Mato di Modena.

4 Comments

  1. Avatar Nadia Luppi

    Elena

    Ciao Nadia
    ho letto le tue opinioni sul carro-A-Mato…io non ci trovo tutta questa drammaticità …ma solo il tentativo di sdrammatizzare questo strumento di guerra e renderlo BUONO pur sapendo che la guerra e’ bruttissima
    Mi piace pensare che se tutti i carri sparassero fiori non ci sarebbe la guerra!
    Quando ero ragazza i Giganti(gruppo musicale del tempo)cantavano:
    METTETE DEI FIORI NEI VOSTRI CANNONI…,
    Ecco questa istallazione mi ha fatto sorridere e pensare che la pace sarà sempre l’obiettivo da perseguire ma difficile da raggiungere!!!!’
    Comunque un merito Lunati l’ha….. far parlare delle sue opere!!!!🤪🤪

    • Avatar Nadia Luppi

      Nadia Luppi

      Cara Elena,
      grazie per il tuo sguardo. Concordo pienamente con te sul fatto che occorre parlarne, riflettere, conversare e confrontarsi e sicuramente questa opera ci sta facendo ragionare più di qualsiasi renna, elfo o Babbo Natale convenzionale.
      Ciò che mi inquieta però è proprio questo tentativo di sdrammatizzare qualcosa che per come la vedo io non va mai sdrammatizzato.
      Mi ha molto toccato la reazione di quell’uomo che ha reagito con rabbia e disperazione poichè guardando l’opera, ha pensato ai bambini che muoiono in guerra nella sua terra natale.
      In altre parole, se io fossi arrivata qui per scappare dalla guerra e avessi sentito tremare le viscere per un carro armato vero, forse farei fatica a sentirmi a casa in Piazza XX Settembre. Questo mi preoccupa.
      Grazie ancora per il tuo sguardo!

  2. Avatar Nadia Luppi

    Annalisa

    Quest’opera d’arte mi sembra abbastanza provocatoria, vuol far parlare di sè e ci sta riuscendo, magari l’intento è buono, ma non mi piace l’idea che i bambini possano trovare “divertente” un Babbo Natale sul carro armato …che è simbolo di guerra. Nella loro mente non esistono metafore … si rischia di far confusione….anche perchè se dovessi spiegare questa opera a mio figlio lo troverei molto deprimente dirgli ” E’ Babbo Natale che porta i regali con il carro armato ai bimbi che vivono nei paesi in guerra….” si rischia di associare tristemente le due cose. Un bambino potrebbe capire che anche Babbo Natale potrebbe salire su un carro armato …anziché la sua magica slitta.

    • Avatar Nadia Luppi

      Nadia Luppi

      Cara Annalisa,
      grazie per il tuo commento. La preoccupazione tua risuona molto anche in me. Tu da madre giustamente concentri la tua attenzione sui bambini. Tuttavia io mi preoccupo anche di noi adulti che dovremmo educarli e preparare la nostra comunità a dare loro strumenti per vivere nel mondo e magari migliorarlo un po’. E allora mi chiedo se siamo in grado di vedere un mondo senza guerra. Non senza conflitto, chiaro, ma senza guerra. E’ forse un’utopia, ma credo sia giusto anche concedersi questo lusso di poter immaginare qualcosa di diverso. E se ci crediamo noi, forse potranno crederci anche loro.
      Sicuramente voi mamme davanti a un’opera simile, avete un compito importante: aiutare i vostri figli a leggere, interpretare e immaginare… Un po’ come per ogni cosa della vita…
      Ti abbraccio!

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