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C’era una volta Nino, un calzino rimasto tutto solo, appeso allo stendino. Si guardava intorno spaesato. Era abituato a sentirsi un po’ smarrito di tanto in tanto, soprattutto quando in mezzo agli altri vestiti invernali, veniva centrifugato e strizzato. Sapeva come ci si sente a stare appesi, distanti dal proprio compagno di viaggio, separati dall’altra metà. Poi col tempo si era abituato ad attendere che quelle ore passassero e aveva imparato a godersi il riposo nell’attesa. In fondo era una fortuna potersi appisolare con quel buon profumo di bucato nell’aria, ed era divertente scambiare due chiacchiere con la maglietta che gli stava appesa accanto, pur sapendo che non avrebbero mai fatto paio. L’esperienza l’aveva portato a credere che comunque andasse, per quanto fossero lunghe quelle ore, avrebbe finito per ricongiungersi con il proprio doppio appena il bucato fosse stato tutto raccolto.

Ma quella volta non andò proprio così…

Quel giorno Nino – sbadigliando un po’ per la noia dell’attesa -sbirciava con un occhio chiuso dal sonno i vari fili metallici spopolarsi di magliette, mutandine, calzini che – raccolti e riordinati – si ritrovavano a paio. Man mano che lo stendino si svuotava, il calzino si sentiva sempre più inquieto e teso. In un lampo si rese conto che era rimasto solo lui appeso ai fili. Solo, sospeso ad una pallida molletta senza personalità. Solo, senza il suo compagno di viaggio con cui condividere avventure e scoperte.

Piombò nel panico. E adesso come faceva ad andare nel bosco? Come faceva ad andare a fare la spesa? Come poteva zompettare in palestra prima della lezione di yoga? Da solo tutte quelle cose gli erano impossibili.  Nino si vedeva già spento, inutile, abbandonato e dimenticato in fondo al cassetto, dove finiscono quelli come lui, in attesa di accoppiarsi saltuariamente con altri rimasugli uguali, o buttato nel bidone senza rispetto per tutte le avventure di cui aveva memoria.

Con quei pensieri cupi tra l’ordito, , si guardava affannosamente intorno, si chiedeva dove fosse finito il suo compare, se fosse stato smarrito su e giù dalle scarpe, se si fosse pericolosamente avventurato fuori da uno zaino o se la lavatrice lo avesse inghiottito… Non era mai successo, ma tutti dicevano che era così famelica di calzini…

Ebbene tra una lacrima di disperazione e un pensiero di paura si addormentò, così, appeso, sospeso, ancora un po’ incredulo.

Nino si ritrovò nel solito cassetto e lì si accorse che c’era spazio per le coppie felici di calzini giovani e anziani, più o meno provati dalla vita, e anche per gli spaiati, alcuni dei quali sempre piuttosto intenti a fare baldoria e a mischiarsi disordinatamente tra loro.

Passarono giorni e notti, talvolta inquieti, talvolta divertenti. Nino fece i conti con la grande responsabilità di essere solo, libero, spaiato. Cominciava a farsene una ragione, aveva smesso di chiedersi il perché e aveva cominciato ad esplorare in autonomia il mondo circostante, senza muoversi di lì, solo osservando la luce quando il cassetto si apriva, facendosi raccontare il mondo dai suoi amici spaiati, prendendosi tutto il tempo per conoscersi e per riposare.

Poi all’improvviso il cassetto una volta ancora si aprì, una mano ben nota scompigliò l’ordine confuso di tutti quei calzini addormentati e lui – tutto intorpidito e confuso – si sentì pescare. Prima che se ne rendesse conto fu di nuovo avviluppato al suo compagno di viaggio.

Finalmente riuniti, si raccontarono di come era stato difficile stare lontani ma di quanto ciò avesse insegnato loro a pensare da soli, con la propria lana. Uno raccontò delle feste in fondo al cassetto mentre l’altro ancora si stupiva di quanto tempo avesse passato proprio in quell’angolo, fermo immobile, in bella vista, senza che una mano dal cielo lo vedesse e lo ricongiungesse al suo altro da sé.

Così presi dai racconti e dalle risate, brindarono al momento giusto che era arrivato senza preavviso, tutto d’un tratto, e fantasticando sulle avventure che li aspettavano, vissero felici e lanosi.

E voi vi siete mai sentiti come Nino?

(Grazie Ilaria Gallino per lo scatto del calzino nell’erba)

6 Comments

  1. Avatar Nadia Luppi

    Alessia

    Il racconto è molto carino , mentre lo leggevo pensavo ai calzini spaiati che ho nella scatola delle cose da stirare… alcuni sono lì da anni ma sono certa che avranno lo stesso finale del calzino Nino 💪💪💪🤞🤞👍👍👍

    • Avatar Nadia Luppi

      Nadia Luppi

      Cara Alessia… Mai dare per scontati i finali… Chissà che storie vivono i tuoi calzini spaiati… Forse sono come noi… Ognuno fatto a suo modo, ognuno in cerca della sua strada!
      Un abbraccio curioso!

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