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Ci siamo accorti che nel mondo esiste la guerra (e temo che in parte questo interesse derivi da una paura del tutto egoica di perdere denaro e risorse. Scorgo un affannarsi a correre su e giù per donare, soccorrere e aiutare. E se (al di là della geopolitica) spesso si tratta di solidarietà umana, mi chiedo se non vi si nasconda anche l’urgenza di fare per forza qualcosa per non ascoltarsi sul serio.

C’è una legge dell’Universo che è chiamata Legge di Analogia e Corrispondenza e che potremmo tradurre con “Così in alto così in basso”. Questa legge ci mette di fronte alla corrispondenza costante tra ciò che c’è fuori di noi e ciò che c’è dentro, tra ciò che accade nell’infinitamente piccolo e quel che avviene nell’infinitamente grande.

Gli uomini si fanno la guerra e mentre mi stupisco per lo stupore, provo a guardarmi dentro e a farmi delle domande: Dove sta la guerra nel mio mondo?  Dov’è lo scontro nei miei affetti?  Dove si nasconde l’invasore nelle mie giornate?  Dove sta il territorio violato dentro di me? Cos’è che brucia e si frantuma nel mio profondo?

Ben inteso, non credo che farsi queste domande fermi automaticamente l’arroganza di certi omuncoli pseudo-potenti, ma se è vero che un battito di ali di farfalla può scatenare uno tsunami, allora scelgo di prendermi cura dell’energia che mi abita, avendo fede nel meglio che posso dare.

Se non è facile comprendere che quel che viviamo in qualche modo ce lo siamo scelti e ne siamo responsabili, può essere utile ricordare che di fronte agli eventi siamo liberi di scegliere quali occhiali indossare e anche dove guardare. Possiamo schierarci sul fronte dell’invasore e, diventare aggressivi e arrivare a illudersi di difendere la pace con le minacce. Al contrario possiamo lamentarci di tutto il male che vediamo, temere qualunque voce straniera gridando il nostro dolore per essere stati invasi.

Oppure?

Oppure possiamo osservare quel che accade, sentirlo risuonare dentro e anche fuori e cominciare a fare attenzione ad ogni punto di vista, ad ogni voce che compone il chiasso, e poi ritornare al silenzio… Perché c’è sempre un silenzio a cui tornare. Se spostiamo lo sguardo, se facciamo un passo indietro e guardiamo da un po’ più lontano, possiamo vedere che non esiste una guerra giusta né una sbagliata. Non può esserci una bomba intelligente e una criminale. Non può esserci il buono e il cattivo e se proprio non vogliamo rinunciare a questi opposti, dovremmo tenere conto che è solo il loro scontrarsi che ne palesa il senso.

Il mondo ci offre immagini potenti da cui partire per comprenderci e riconciliarci con la nostra natura. Non è un percorso facile perché implica di osservare le nostre ombre oltre alle nostre luci. Tuttavia ne vale sempre la pena: fermarsi, osservarsi, ascoltarsi a partire dalla pelle e più giù, può portarci a cambiare prospettiva, a maturare un nuovo sguardo e dunque a cambiare mondo.