Tra le parole chiave del mio mestiere ce ne sono due a cui sono legata intimamente: Ascolto e autenticità. La prima rappresenta ciò che faccio, la seconda ciò a cui miro, per me e per chi si affida a me. A dimostrarmi quanto siano indissolubilmente legati questi due concetti sono stati alcuni preziosi amici con cui ho condiviso una giornata in natura tra cammino, chiacchiere e relax..
Ascolto
Quel giorno, tra uno zaino da montagna e una margherita scampata al telo da picnic, abbiamo cominciato a scherzare su di noi e ad aprirci piano piano gli uni con gli altri, confrontandoci sulle nostre emozioni e sui nostri vissuti, quelli più “leggeri” e anche quelli un po’ più delicati. C’era silenzio e dedicavamo attenzione profonda a chi si esponeva condividendo il suo sentire. C’era chi la pensava in un modo e chi in un altro. C’è stato chiha scherzato con più ironia e leggerezza e chi invece si è dato il permesso di dichiararsi turbato da quell’atteggiamento. Nessuno si è permesso di giudicare pur esprimendo pareri contrastanti e in questo clima ho percepito quel senso di libertà che dà respiro ai pensieri e alle emozioni.

Questo per me è l’ascolto: qualcosa che non ha a che fare tanto con le orecchie, quanto piuttosto con l’attenzione amorevole verso ciò che c’è nel qui e ora, qualcosa che si nutre della volontà profonda di aprire uno spazio. Ascoltare ciò che sentiamo, senza giudicarlo come buono o cattivo, rinunciando a ricondurre forzatamente o forzosamente pensieri ed emozioni alla distinzione tra bene e male. Questo è ciò che cerco di fare con me stessa e con chi si affida a me.
Autenticità
Per parlare di autenticità faccio mia la prospettiva della filosofia esistenzialista, dove l’autenticità è quel dato fondamentale dell’esistenza, per cui il singolo ritrova il proprio più profondo sé stesso, lontano dal modo d’essere quotidiano, spesso superficiale e impersonale. (Treccani).
In altri termini l’autenticità corrisponde al messaggio racchiuso nel nostro sé interiore, cioè in quella parte più profonda e nascosta di noi che appartiene solo alla nostra essenza, alla nostra anima. Se seguiamo questa linea di pensiero, comprendiamo che ciò che può farci stare bene è dare voce a quel che siamo, riconoscendolo innanzitutto, e poi agendolo, mostrandolo al mondo. Per fare tutto questo serve spazio e respiro, ed ecco che si chiarisce perché la dimensione dell’ascolto è tanto legata all’autenticità.

Domandiamoci quanto tempo e quanto spazio dedichiamo all’ascolto, inteso come ascolto di noi stessi e solo dopo come ascolto dell’altro. Se non sappiamo porgere attenzione a noi stessi, come possiamo trovare o ritrovare l’autenticità mentre il mondo sembra un frullatore ad immersione che ci spappola nelle corse quotidiane?Possiamo contare su contesti in cui c’è ascolto e nei quali ci è permesso di mostrare noi stessi con quell’unicità, quell’afflato ad essere niente di più e niente di meno di ciò che sentiamo profondamente in noi?
Abitudini e Giudizi
Non è un segreto che il nostro modo di vivere, tutto orientato al fare, alla performance, al risultato, al profitto e al riconoscimento esterno, non lascia un gran spazio né per chiedersi chi siamo, né tanto meno per mostrarci davvero, tanto più se nella vita ci siamo riconosciuti dei diversi, sicuramente unici e dunque irriducibili agli standard canonici. Mi tornano in mente le parole delle mie Maestre: “la tua disabilità è la porta”. Oggi che ne sono pienamente convinta e che passo a passo scopro sempre qualcosa di più particolare in me, comprendo che sono proprio le nostre peculiarità, quelle caratteristiche speciali che ci portiamo appresso, ad aprirci la strada verso la possibilità di essere noi stessi.
E guarda caso di solito sono proprio quelle differenze e quelle peculiarità ad attrarre i giudizi negativi, le critiche, i biasimi e le discriminazioni. Dove non c’è ascolto manca lo spazio e si mozza il respiro, dove non si respira, non è possibile essere autentici. Ho ragione di sospettare che ogni discriminazione nasca da uno sguardo tutto proiettato all’esterno e poco attento a guardare dentro di sé. Di fatto chiunque abbia indagato sé stesso e abbia avuto a che fare con quella affollatissima e chiassosa riunione condominiale che ci abita, faticherà a condannare senza appello chi è diverso.
Respiro e Relazioni
Per queste ragioni è fondamentale poter contare su relazioni sane in cui respirare e in cui poter coltivare davvero quello che siamo, al riparo dai giudizi e da quei ricatti più o meno palesi che limitano la nostra espressione. Più accolgo persone in studio, più ascolto le loro storie e le loro ferite, più mi convinco che la vera pandemia si chiama mancanza di ascolto. Non ci sono colpe individuali da punire, ma abitudini collettive da cambiare.Tuttavia come ricordo sempre a chi si affida a me, la prima relazione di cui dobbiamo avere cura è quella con noi stessi, ed è per questo che a poco vale lamentarsi di relazioni aride o superficiali se non ci si prende cura di sé e della propria natura più intima. In altri termini, come ci insegnano le tradizioni spirituali di tutto il mondo, il cambiamento parte da dentro, e per dare vita a relazioni dove ascolto e autenticità hanno il loro spazio, dobbiamo necessariamente partire da noi stessi.

Possibilità
Oltre all’ascolto professionale, esistono tante strade che possono aiutarci a restituire il giusto spazio alla nostra autenticità. Nessuna di esse è scontata né facile, e al di là dei protocolli scientificamente provati e dell’esperienza secolare, è giusto che ognuno cerchi la propria. Personalmente ho avuto la fortuna di provare diverse possibilità sulla mia pelle, ognuna con la sua efficacia e i suoi limiti, e fermo restando che ognuno è a sé e la vita è ricerca costante, qualcosa forse posso suggerirlo.
Partire dal respiro è sempre una buona idea, imparare a fermarsi e fare caso a come ci sentiamo, fisicamente ed emotivamente, può aiutare tanto. La creatività, le attività manuali, il contatto con la natura e la bellezza restano sempre validi aiuti per chi vuole migliorare la propria vita e ritrovarsi in una dimensione esistenziale più autentica.
A noi occidentali abituati a rimpinzare l’agenda fino a farla esplodere sembrerà strano, ma è solo aprendo spazi e lasciando un po’ di “vuoto” che possiamo cambiare.
Buon viaggio di ascolto e autenticità a tutti…
Si ringrazia G.G. per le splendide foto scattate quel giorno.

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