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Il respiro è il ponte che collega la vita alla coscienza, che unisce il corpo ai nostri pensieri. Ogni volta che la vostra mente si disperde,utilizzate il respiro come mezzo per prenderla di nuovo in mano. (Thich Nhat Hanh)

Siamo continuamente presi dai pensieri, dalle incombenze, dalle urgenze e dalla fretta e finiamo per vivere tra i dubbi e le riflessioni della mente più che nella realtà del momento. Ci laviamo il viso al mattino e pensiamo a tutto quel che faremo durante il giorno, prepariamo il caffè e la nostra attenzione è settata su tutte le brutte notizie del telegiornale, guidiamo l’auto e già stiamo rispondendo alle e-mail di lavoro. Le ore passano tra un’urgenza e l’altra e se ci fermiamo possiamo sentire tutto il borbottio della mente, ma difficilmente ci accorgiamo di dove siamo e di come stiamo respirando.

Per il sistema sociale e culturale in cui siamo immersi andare veloci, ottenere risultati misurabili e concreti e fare almeno due cose in una volta con successo sono obblighi stringenti. In questo turbine di turbe e turbinii quotidiani, scegliere di mettere uno stop al frullatore, fermarsi anche solo per qualche minuto e ascoltare ciò che di più silenzioso e prezioso abbiamo, è di per sé un atto rivoluzionario perché nella sua semplicità, può ribaltare la prospettiva da cui guardiamo il mondo.

CORPO, PRESENTE, POSSIBILITA’

Il respiro ci ricorda che abbiamo un corpo, un corpo che sente e che muta di continuo, un corpo che – diversamente dalla nostra mente e dal nostro pensiero – vive irriducibilmente nel qui e ora.  Il pensiero può rimpiangere il passato o preoccuparsi per il futuro, può proiettarsi lontano e perdere il contatto con ciò che c’è in questo preciso istante e nel luogo dove siamo. La mente, con la sua capacità di attraversare tempo e spazio, l’immaginazione e il pensiero logico-razionale possono essere nostri grandi alleati, ma solo a patto che non ci tengano in ostaggio impedendoci di sentire che siamo qui.

Respirare con consapevolezza significa stare nell’adesso: ogni singolo respiro non è quello precedente e non è quello successivo.

Ogni respiro corrisponde ad un istante unico nella nostra vita, un attimo che non tornerà mai più. Fare caso a questo scorrere di istanti equivale a prendere contatto con la nostra possibilità di partecipare alla sola dimensione in cui effettivamente possiamo cambiare qualcosa.

SIAMO ANCHE QUANDO NON FACCIAMO

Noi occidentali restiamo spesso invischiati nella convinzione che siamo vivi solo nel fare, nell’agire, nel reagire, nel modificare e nel controllare. Tutto ciò che non fa rumore o non porta un risultato misurabile, non conta o non esiste. Ci hanno inculcato l’idea che se stai fermo, sei morto. Forse è anche vero, ma che cosa rende la vita tale, se non la morte? Ecco che allora concedersi l’immobilità per qualche minuto ci restituisce il senso intimo del nostro agire, non come necessità di sopravvivenza ma come scelta consapevole: in questo istante scelgo di agire o di stare immobile. Scelgo, e qualunque sia la mia scelta, io sono, io esisto.

ESERCITARE LA LIBERTA’

Se ci riconosciamo capaci di osservare il nostro respiro, allora significa che possiamo dirigere l’attenzione là dove non c’è chiasso, dove non c’è rumore e dove raramente guardiamo. Di qui allora forse possiamo anche imparare a dare importanza a quel che prima nemmeno vedevamo. E cosa accadrebbe se imparassimo a cogliere i piccoli dettagli delle cose che abbiamo davanti agli occhi? Come ci apparirebbero gli eventi se riuscissimo a osservarli spostandoci un passo più in là del giudizio mentale con la sola volontà di comprendere?? Come ci sentiremmo se ogni volta che apprendiamo una notizia, ci venisse spontaneamente da osservarla da molteplici punti di vista senza dare per scontato ciò che ci viene raccontato in prima istanza?

CICLICITA’ E ALTERNANZA

Da buon maestro il respiro ci educa alla ciclicità. In Occidente cresciamo con l’idea che la vita e il tempo siano dimensioni lineari e qui risiede la radice delle nostre ansie, delle nostre frustrazioni, delle nostre tensioni. Tuttavia se guardiamo cosa accade in natura ci accorgiamo che niente è lineare, ma piuttosto ciclico. Le stagioni, i movimenti dei pianeti, lo stesso ciclo vita-morte-vita di cui le donne sono custodi assolute.

Fare caso alla danza spontanea del respiro ci restituisce la possibilità di considerare il presente come un punto di una spirale di movimento ben più ampia, un’oscillazione continua tra pieno e vuoto, tra azione e stasi, tra dentro e fuori.

A partire da qui possiamo scegliere di rinunciare a giudicare negativamente quei momenti di fragilità e di tristezza come sbagliati, per vivere tutto quel che arriva come parte di un flusso, di un movimento perpetuo, di un esserci con tutte le sue sfumature.

Per tutte queste ragioni il respiro è al centro delle pratiche di benessere e ben-sentire che suggerisco a chiunque si metta in cammino.

E tu? Ti fermi mai ad ascoltare il tuo respiro? Che suono fa? Come echeggia nel torace e nella pancia? Che ritmo ha?

3 Comments

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